Che sia per un convegno, una conferenza, un evento aziendale o per supporto durante una fiera, ci sono svariate modalità di interpretariato, come ti racconto meglio in questo articolo, dove spiego anche come scegliere il servizio più adatto alle tue esigenze.
Oggi invece ti voglio spiegare come formula un interprete professionista il proprio preventivo, in modo tale da avere una chiave di lettura per quando ti servirà contattarne uno.
Come anche per la traduzione, ci sono più variabili in gioco. Ecco i fattori principali che un interprete professionista prende in considerazione quando deve mettere in piedi un preventivo.
Di cosa stiamo parlando?
Fra una conferenza sulla ricostruzione non invasiva per la regione perioculare e un incontro di natura – ehm – meno tecnica c’è di mezzo il mare. Più un evento richiede studio e preparazione specifici, più la tariffa si alza. Questo ovviamente è un fattore soggettivo: io lavoro moltissimo in ambito finanziario, quindi non ho bisogno di studiare tutto da zero come ho già dovuto fare! Ma se per esempio dovessi prepararmi per un convegno legale dovrei studiare tantissimo, sottraendo tempo ad altri lavori.
Il tempo di studio e preparazione dell’interprete è uno dei fattori principali che influiscono sul preventivo. Non si sta mettendo a disposizione “solo” il tempo dell’evento per la durata del servizio, ma anche quello di studio individuale prima, che permette una resa eccellente in entrambe le lingue.
Non dirmi che è dopodomani.
Ovviamente, dato il punto di cui sopra, meno tempo c’è per prepararsi e più si dovranno fare le cose di corsa: anche questo è un fattore importantissimo. La stragrande maggioranza degli interpreti professionisti ha un proprio giro di clienti ed è già “prenotata” con un buon anticipo, quindi è importante dare un preavviso adeguato sia per la preparazione che per la disponibilità vera e propria alla prestazione del servizio.
Dove mi porti?
Spostarsi molto dal proprio domicilio professionale significa dover sostenere delle spese di trasferta (viaggio, vitto e alloggio) che saranno a carico del cliente. A queste si aggiungono, se del caso, dei costi extra. Il primo e più comune è il manque à gagner, un compenso da riconoscere all’interprete “quando debba impiegare buona parte di una giornata per recarsi sul luogo di lavoro o tornarne”, come ci spiega il sito dell’Associazione Italiana Traduttori e Interpreti (AITI).
Se per esempio io abito a Milano e devo recarmi in Cina per lavoro, durante il viaggio non avrò la possibilità di lavorare: questo tempo e il mancato guadagno derivante dallo spostamento vanno calcolati assieme al committente. Poi c’è il jours chômés, ovvero le “giornate non lavorate nell’ambito di un incarico in sede diversa dal domicilio professionale dell’interprete”. Esempio concreto: se l’incarico fuori sede è dal mercoledì al venerdì ma il giovedì non si lavora, per dirne una.
Per me è arabo!
Come anche per le traduzioni, trovare interpreti che lavorino con delle combinazioni linguistiche rare è sempre più difficile rispetto a trovarne che lavorano con inglese, spagnolo, francese o altre lingue indoeuropee. Ma senza andare troppo lontano: spesso dei colleghi mi chiedono se conosco qualcuno che lavora con l’olandese, il bulgaro o il turco. Ovviamente è più difficile trovare interpreti che lavorano professionalmente con queste lingue, e di conseguenza il preventivo per le lingue rare tende ad essere più alto.
In che modalità?
Solitamente, la simultanea costa più della consecutiva o della trattativa, dato l’enorme sforzo cognitivo che c’è dietro alla traduzione in tempo reale. Non che passare una giornata a tradurre da una lingua all’altra sia una giacchettata, come si suol dire, ma una consecutiva o una trattativa sono sicuramente meno impegnative da un punto di vista squisitamente cognitivo-cerebrale rispetto a una simultanea.
Se poi vogliamo andare ulteriormente nel dettaglio, nella categoria della simultanea esistono altre tre modalità: il lavoro in bidule, la simultanea da remoto e in chuchotage. Nel primo caso, si evita la spesa delle cabine ma l’interprete si trova comunque in sala con i partecipanti, prendendo l’audio comunque dal microfono dell’oratore e parlando a sua volta in un microfono, e i partecipanti hanno la cuffia.
Questo però rimuove uno dei migliori amici dell’interprete dall’equazione: l’isolamento acustico, che è essenziale per ricevere un input il più “pulito” possibile. Questo potrebbe comportare un aumento nella tariffa proposta dall’interprete, che si trova a lavorare in condizioni più onerose. Lo stesso vale per lo chuchotage, una simultanea sussurrata in cui l’interprete riceve addirittura il cosiddetto “audio di sala” e deve sussurrare in tempo reale la traduzione ai pochi beneficiari del servizio. La simultanea da remoto, invece, ha il vantaggio di eliminare tempi e costi di spostamento, ma non comporta una diminuzione per il costo del servizio in sé.
Prima e dopo.
I servizi all’infuori dell’orario lavorativo di base, come l’accompagnamento di gruppi o le cene o pranzi in cui si richiede la presenza e il servizio dell’interprete, vanno calcolati a parte. Lo stesso vale per l’overtime: come spesso succede, ci sono degli imprevisti e si va lunghi (penso di non aver mai visto una conferenza finire in orario…). Di solito si inserisce quindi una voce a parte nella lettera di incarico che indica la tariffa oraria extra affinché l’interprete continui a prestare il proprio servizio.
Questo non vuol dire che si può comunque andare avanti ad infinitum: ripeto, interpretare è un lavoro stancante, e dopo un tot di minuti o ore consecutive di lavoro la qualità della resa scende. Allo stesso modo, se viene richiesto di tradurre del materiale (presentazioni, filmati, documenti), anche questo servizio viene preventivato a parte. Infine, se il cliente vuole fare un briefing day per discutere di questioni terminologiche o, per esempio, per fare il sound check con l’attrezzatura… sì, hai indovinato: anche questo si calcola a parte: è sempre tempo da dedicare ad attività diverse dalla prestazione strettamente detta.
Registrazioni e trasmissione in diretta.
Le registrazioni audiovisive della resa dell’interprete comportano una maggiorazione percentuale sul costo della prestazione. La percentuale, da calcolare e concordare caso per caso, dipende dall’uso che si farà del materiale registrato.
Come puoi immaginare, un conto è lavorare sapendo che la fruizione del proprio discorso è momentanea; sapere che le proprie parole verranno registrare e/o trasmesse da qualche parte mette tutto un altro tipo di pressione, che non tutti potrebbero accettare.
Spero di averti dato un’idea di quali sono gli elementi principali che vanno a finire nel calderone che è il preventivo per un servizio di interpretariato. Se hai altre domande o vuoi dirmi la tua, contattami o lasciami un commento qui sotto!